NUR. APPUNTI AFGHANI
LE VOCI DEL SILENZIO
Palazzo Ducale, Venezia
2.09 -15.10.2011
L’assenza di didascalie
alle immagini di questa mostra
non è una dimenticanza
ma una scelta sofferta.
Sono appunti muti
appunti imbavagliati.
E’ la protesta contro la censura
dei media italiani
sul popolo afghano,
uomini, donne
e bambini senza volto,
senza nome, senza storie.
E’ una guerra di cui parliamo
solo ai funerali
quando partono gli applausi
alla bara dei nostri ragazzi
o come sfondo ai gossip ministeriali:
cravatta o mimetica
nelle visite di stato?
Afghanistan non è solo guerra
anche se la guerra
la facciamo da dieci anni
sulle strade millenarie della seta
distruggendo delicati equilibri
e nutrendo mostri.
Essa è presente in ogni volto,
in ogni pensiero
nella vita quotidiana della gente.
La fatica spesa in Afghanistan
per raccogliere storie di uomini
storie che non siano luoghi comuni
o conferme della nostra immoralità
è nulla in confronto alle energie
che uno deve spendere in Italia
per riuscire raccontarle sui giornali.
Posso capire
che parlare di loro è scomodo,
mette a disagio o fa paura.
Posso capire.
Ma il mio dovere
è dire che questo è immorale.
Raccontare com’è la vita quotidiana
in quelle terre
squarciare il sipario creato dai media
significa rompere i luoghi comuni
che generano la guerra.
Il terrorismo si nutre avidamente
dei nostri schemi
esulta per il fatto di essere alla ribalta.
Se noi lo cancelliamo cessa di esistere,
ma allora spariscono
anche le nostre scuse
per fare la guerra.
E questo è dannatamente scomodo
per il Grande Gioco che ci sovrasta.
Vi ringrazio
perche la vostra presenza qui
testimonia il desiderio
e la volontà di sapere.
Vi ringrazio di avere
ospitato queste immagini.
Vi ringrazio per avermi fatto capire
quanto sia importante stare tra gli afghani.
Sono certa che la vostra sensibilità
vi aiuterà a leggere queste immagini mute
e le tante storie che ci sono dietro.
Un giorno, lo spero, avranno una voce.