WORKSHOP SUL FOTOREPORTAGE

L A   S C R I T T U R A   C R E A T I V A  E  N O N – F I C T I O N   D E L   R E A L E

prossime date:

23-24 novembre 2024 a Napoli; presso Centro di Fotografia Indipendente, piazza Guglielmo Pepe 4  (1° giorno) e studio-archivio di Luciano Ferrara, Palazzo Ruffo di Castelcicala e Gregorio di Sant’Elia, via Foria 106  (2° giorno), info e iscrizioni: scrivi una e-mail

Il fotoreportage è una questione di impegno, di pratica (la téchne dei greci, dunque, “l’arte” ma anche “il saper fare”), di meditazione, di empatia e di pazienza. E’ specchio e relazione.  Nasce nella grazia d’un incontro. Non nelle domande che contengono già le risposte, ma nell’ascolto che fa sì che il racconto diventi indispensabile. E si può lavorare in modo che la realtà emerga, come una carezza. E’ sentire profondi legami umani, e lasciare che tramite essi e la compassione nasca qualcosa.

Il mio metodo di insegnamento è un processo maieutico, intuitivo: non crea, né segue regole prestabilite. Cerca di far emergere da ognuno qualcosa di suo, talvolta inatteso, e dargli spazio. Richiede attenzione e disponibilità a rompere gli schemi, scardinando i linguaggi verbali e visivi. Le fotografie possono ritrovarsi e dialogare, rinforzarsi in giochi di specchi e antitesi, sviluppi e intrecci, ritmi e contrappunti, rivelazioni e catarsi, sprigionandone il senso, talvolta visionario e ironico, reale e onirico, nascosto e inaspettato.

Il punto di riferimento sarà l’analisi delle fotografie del vostro portfolio, dei maestri, e del mio lavoro. I vostri progetti saranno al centro dell’attenzione, per studiarne assieme la drammaturgia, il ritmo, le sequenze, i contrappunti, la grafica e la cromìa. Vi aiuterò a individuare e comporre partiture narrative, facendo tesoro di altri linguaggi: poesia, musica, teatro, narrativa, pittura, film. Sarete incoraggiati a indagare sulla vostra percezione e sulla vostra sensibilità e a cercare al loro interno i possibili sviluppi. Lavoreremo sulle soglie del visibile e sulle possibilità di amplificare la percezione. Parleremo degli aspetti pratici: progettazione dei lavori a lungo termine, editing di libri, mostre, proiezioni, portfoli.

Il workshop è aperto a tutti. Partecipanti: minimo 7 – massimo 14. 

Per avere informazioni sulle modalità d’iscrizione, si prega di inviare un’email a: monikabulajworkshop(at)gmail.com

 


 

Testimonianze

Francesco: Ho partecipato al laboratorio con Monika nell’ambito del Festival di Fotogiornalismo Ennio Flaiano il 13 e 14 Maggio 2023 a Pescara. Risultato: ho mantenuto i contatti con alcuni compagni di classe, ci scambiamo pareri sui nostri lavori; poi non mi sento più il fotografo che ero prima. 

Forse ai tempi di Socrate era proprio così: il maestro non sentenziava verità preconfezionate, ma si impegnava in un profondo ascolto degli studenti e tramite un continuo sollecitare tirava fuori, faceva nascere un comune sentire dalle loro storie, una verità che sembrava naturale, tremendamente semplice, ma che invece cambiava gli ateniesi. 

Così ho provato, così sono stato scosso dal mio torpore: ascoltando il dialogo tra Monika e noi studenti ho aggiunto un elemento nuovo al mio modo di guardare la realtà, nel decidere quel particolare scatto, che spinge il reale in una visione al limite del sogno, senza però mai diventare finzione. E poi ho imparato a mettere insieme il racconto, seguendo quello che lei chiama “partitura narrativa”. Mai parole più felici sono state usate: come un musicista che decide la nota da far seguire a quella appena scritta, così il fotografo immagina una storia che lega le sue fotografie, donandole un colore che forse sarà appena visibile ai più, ma avrà dato linfa vitale che scorre sotto la superficie di quell’opera fortunata. 

Oppure mi è sembrato di vivere mille avventure, quelle che timidamente ci raccontava: ho immaginato la sua fotocamera roteare sulle teste di cani che la stavano aggredendo; l’ho vista inzuppata di acqua fino ad ammalarsi, mentre attorno a lei cadevano nello stagno donne in trance mistica. 

E ancora, illustri fotografi sono venuti a farci visita, evocati dalle sue parole, con i suoi occhi abbiamo visto diversi modi di leggere la realtà, per instaurare quel canale comunicativo che rende la fotografia del reale potente e tremendamente affascinante. 

Il motivo per cui ancora oggi, orso che sono, mantengo legami con alcuni dei miei compagni è che, se il lavoro di Monika è un raccogliere “tessere di un mosaico forse esistito sotto la tenda di Abramo”, seguirla nel suo insegnamento è stato per noi attivare i nostri sensi e fonderci in tessere comunicanti, stringendo un forte legame, in quel bellissimo mosaico che è si è visto per due giorni a Pescara e che sempre dà luce ai miei ricordi.

Paolo: Ho visto in azione un modo di comporre le foto per forma, cromatismo, tensioni, simboli, storie, agganci inaspettati e sorprendenti. Ho visto in azione una capacità assoluta di entrare in empatia con le immagini dell’altro, di farsi attraversare restando lucidi. Ho visto in azione una precisione e puntualità di linguaggio che solletica la mente. Ho visto in azione che un fotografo, per essere pienamente tale, come qualsiasi altro artista, deve essere, prima di tutto, una persona ricca di personalità fatta di fragilità e compassione, assertività e tenacia, rigore e leggerezza, sapere e folle incoscienza. Solo così i suoi lavori saranno Fotografie. Ho visto in azione una passione al limite del sacrificio che tocca il cuore (e un po’ mi spaventa). Per questo e molto altro è stato più che utile averti incontrata. Adesso posso ripartire dalle ultime mie tre foto che hai selezionato, con la sensazione netta che siano uno spartiacque fecondo tra un prima e un dopo. Monika è un vortice di gentile radicalità.

Cristina: I workshop di Monika sono indimenticabili. La fotografia pretesto e strumento per un racconto che viene da lontano per approdare lontano. È un’artista è una scrittrice. Scrive libri. L’amore per le persone. L’incontro è sacro. Testimonianza, restituzione, un’urgenza al limite, che porta all’estremo. Dall’estremo viene l’eccezionale. Per gli artisti è così. Non c’è altro modo. E noi li, a ascoltare, che fortuna. Certo poi ti viene la domanda, tutto questo troppo come prosegue dentro di me. Per me è il secondo ws. Sono certa che ce ne sarà un terzo. Intanto lavoro bene. 

Luca: Sono stati due giorni veramente belli ed intensi. Catapultati nelle proprie e altrui storie reinventandole… un potere magico di Monika che tramite la sua narrazione, le sue favole e gli “spiritelli” scintillanti che le saltano intorno ci ha fatto dono del suo talento, la consapevolezza dell’immenso e ubiquo viaggio che ognuno possiede dentro.

Luca: E’ timida… estremamente cordiale… molto gentile ed accogliente… poi boom!… entra nella tua e sua fotografia e si trasforma in un “duende” che racconta storie e inventa favole solo per te… e per lei. Affascinante e spettacolare!… grazie monika. ha la capacita di trovare “uscite dal mondo”.. e nuove soglie…

Laura: Ho tardato un pò nella risposta perché per me sono stati giorni di riflessione…proprio come ha detto Monika, le immagini come le esperienze necessitano di un tempo fisiologico per essere decantate. E così, allo stesso modo, ho lasciato evaporare quelle che per me sono state le prime impressioni e cercato di lasciare andare le emozioni iniziali, che avevano il sapore amaro di una piccola sconfitta o di delusione (rispetto al workshop e al mio progetto) per lasciare spazio a ciò che, di più profondo veniva a galla piano piano. Le esperienze di questi giorni in apparenza mi erano sembrate poco formative, forse perché la parola workshop aveva creato aspettative diverse. Poi ho capito che l’insegnamento vero era lì, a poco più di un metro da me, incarnato in una donna coraggiosa, libera. Lo specchio per me di quella ragazza che ero, temeraria ed entusiasta viaggiatrice. Null’altro era necessario. Ho capito che si può tornare a fare fotografia in una maniera più libera dagli schemi e dalle convenzioni. Ho capito che la fotografia si può “sporcare”. Ho capito che fotografare le persone può coincidere con “tirare fuori l’anima” di ciò che sono, io e loro. Ho capito che il mio sguardo ha tanto ancora da darmi e da dare. L’ascolto delle parole di Monika e lo sguardo verso i vostri lavori mi ha regalato quanto di più importante potessi ricevere da ogni altro insegnamento accademico. Grazie a Monika per le sue parole, sempre precise, mai scontate e grazie a voi per i vostri contributi fotografici da cui molto posso imparare. Ho amato i vostri progetti e spero di rincontrarvi. A presto!

Cristina: I workshop di Monika Bulaj sono un graffio, anzi uno squarcio. Fanno pensare. Potrei essere un’altra persona dopo Trieste e Bergamo.