Afriche in esilio

A F R I C H E   I N  E S I L I O
performing reportage
f o t o g r a f i e    r a c c o n t i     f i l m     m u s i c h e     s u o n i
di e con Monika Bulaj
durata 60 minuti

 

Il nuovo spettacolo di Monika Bulaj si muove con agilità tra fotografia, antropologia, storia delle religioni e giornalismo. Mostra un ritratto corale, una mappa visiva e umana dei luoghi di partenza e di arrivo della tratta degli schiavi, dall’Africa al “Nuovo Mondo”: Haiti, Cuba, Brasile. Uno sguardo investigativo e poetico sui legami con la terra d’origine, tramandati nei riti e nella memoria del corpo. Alla scoperta delle interazioni degli africani con i popoli indigeni americani, degli spazi del loro incontro e confronto, della solidarietà o del conflitto tra gli ultimi, degli scambi culturali e spirituali, le connessioni, perse o sublimate nei riti.
Mi ero posta questa domanda, scrive l’autrice: dei due genocidi, degli indigeni americani e degli africani vittime della tratta degli schiavi, perpetrati sistematicamente da secoli, cosa vale la pena raccontare nel mondo moderno, costruito sullo sfruttamento e sul razzismo?
Monika Bulaj ha lavorato in Benin, Sierra Leone, Sud Sudan, Sudan, Uganda, Etiopia, Rwanda, Egitto, Marocco, Libia. Ha seguito l’Africa in esilio, sulle rotte dei contrabbandieri del XVI-XIX secolo, ad Haiti, in Brasile, a Cuba e sulle rive del Mediterraneo, oggi fossa comune della fortezza Europa. 
M B, storyteller, esploratrice, parla di identità ed esilio, appartenenza ed esclusione, delle conseguenze sociali di questo doppio olocausto: schiavitù, sfruttamento, fughe, razzismo, povertà, migrazioni, guerre.