per Mario Dondero
Questa ricerca nasce da una promessa lieve come l’amicizia e da due parole appena leggibili. Mario Dondero, il formidabile fotografo che voleva fare il marinaio e che dell’amicizia sapeva far arte, mi disse tre parole: “Volti, cieli, …” ma non ricordo l’ultima.
Mi chiese di intitolare proprio cosi una mostra nel Sud d’Italia. E perché non me ne dimenticassi, lo volle scrivere. Ma la terza parola diventò indecifrabile, confluendo in un groviglio di segni sulla riva del foglio. Mario s’era addormentato con un sorriso e la penna tra le dita delle ultime parole che avrebbe scritto. E’ stata l’ultima volta che ci siamo visti.
La terza parola, “mare”, è emersa sulla rive di Schiavonea, un villaggio di pescatori ai piedi di Corigliano Calabro dal profilo di fiaba. Questa costa dello Ionio negli anni Venti fu il sogno dei ragazzi del Sud, attratti da una leggenda: le barche sembravano andare a fondo, talmente erano cariche di pesci, si narrava. Venivano da Sardegna o Sicilia, persino a piedi da Napoli, o dalla costa amalfitana, come il maestro d’ascia Natale Monti, chiamato per la sua arte tanto richiesta. Si presero mogli, fondarono casate, Celi e Curatolo le più corpose. Passavano tre, quattro mesi in mare con i figli, tornando barbuti come Ulisse.
Questi pescatori vivono sullo stesso mare scrutato dai villaggi-fortezze dagli arbëreshë, gli albanesi fuggiti nel Quattrocento dai turchi al riparo della Sila greca.
Dallo stesso mare escono oggi i figli d’Africa, da quell’ “abisso coperto da uno specchio”, come ha scritto il poeta polacco Zbigniew Herbert. Ripescati dai fondali per riavere nome e sepoltura, soccorsi nelle acque africane e accolti dal popolo figlio di Enea il profugo, che cosi sta forse salvando anche il cristianesimo, l’identità mediterranea e l’Europa dei muri.
Il mare di mezzo che getta le genti ora su una costa, ora sull’altra. I loro volti e i loro cieli.
……
La mostra verrà inaugurata il 2 settembre 2017, durante il festival Corigliano Calabro Fotografia. La ricerca continua.